Settimana 2: di truffatori che apparentemente vivono nelle valli alpine

16.01.2024 - Le truffe tramite le inserzioni sono uno dei fenomeni per i quali l’UFCS riceve spesso notifiche. Si tratta di un imbroglio a scapito dell’acquirente o del venditore di merci che vengono offerte tramite annunci su una delle piattaforme più comuni. E qui vi spiegheremo perché spesso i criminali abitano in zone piuttosto remote.

L’acquirente malintenzionato

A volte capita che potenziali acquirenti rispondano a un annuncio online anche se non puntano all’articolo offerto. A prima vista sembrano interessati e accettano i termini le condizioni abbastanza rapidamente; per esempio, nel caso di un veicolo, senza aver visto l’auto né tanto meno aver fatto un giro di prova.

Insistono persino per concludere velocemente il contratto e a volte sostengono che il denaro per la vendita sia già stato depositato in una banca o presso un fornitore di servizi di trasporto. Per «comprovare» questa fattispecie, i truffatori inviano al venditore, per esempio, anche documenti bancari contraffatti.

La vittima riceve un link di un presunto istituto finanziario per il versamento dell’importo dovuto, ma in questi casi si tratta di un link di phishing, attraverso il quale i truffatori tentano di accedere ai dati della carta di credito per poi effettuare immediatamente una transazione. È importante ricordare che per ricevere un pagamento è necessario indicare il codice IBAN e mai il numero della carta di credito.

Un’altra variante di truffa tramite inserzioni si basa su presunte tasse, ad esempio di trasporto, che il destinatario deve pagare prima di ricevere la merce. Questo importo è però aggiunto al prezzo di vendita, ragion per cui il venditore non ha nessuna spesa. Spesso queste spese devono essere corrisposte sotto forma di carte di pagamento anonime, il cui codice deve essere trasmesso all’acquirente, ossia al truffatore.

Esempio di come il venditore deve trasmettere presunte tasse tramite paysafecard.
Esempio di come il venditore deve trasmettere presunte tasse tramite paysafecard.

Se la vittima vuole ritirarsi prima dall’affare, spesso viene minacciata di denuncia, perché l’importo si troverebbe già presso un fornitore e l’acquisto non potrebbe più essere bloccato. In questo modo viene esercitata pressione sulla vittima.

Entrambe le varianti hanno in comune il fatto che il venditore in buona fede non può vendere la sua merce e subisce inoltre un danno finanziario.

Il venditore malvagio

Oltre agli acquirenti malintenzionati descritti in precedenza, sulle piattaforme per inserzioni si trovano anche annunci nei quali il presunto venditore non è intenzionato a vendere della merce, quanto piuttosto a mettere le mani sui soldi del possibile acquirente.

Il truffatore pubblica degli annunci all’apparenza del tutto legittimi. I potenziali acquirenti sono trattati con gentilezza e spesso ricevono anche copie di documenti d’identità (rubati) per dimostrare l’identità e per guadagnarne la fiducia.

Se l’acquirente accetta l’offerta, vengono negoziati la consegna della merce e naturalmente anche il pagamento. Il venditore vuole ricevere i soldi prima della spedizione e comunica al potenziale cliente le modalità di pagamento, che possono essere un codice IBAN (numero del conto bancario) o anche uno dei metodi online attualmente utilizzati. Ma dietro a tutto questo si celano di norma sia i cosiddetti «money mule», che trasmettono il denaro, sia dei conti hackerati usati appositamente in modo improprio.

Per la vittima in fin dei conti non cambia nulla: perde i soldi e la merce non viene consegnata. I canali utilizzati in precedenza per la comunicazione (p. es. WhatsApp) non sono più disponibili. A volte lo stesso annuncio viene pubblicato nuovamente in un secondo momento, pronto per colpire un nuovo potenziale cliente.

... e le valli alpine cosa c’entrano?

Di solito sia per i venditori sia per gli acquirenti è più facile e sicuro se la merce può essere consegnata e pagata direttamente: la merce in cambio di denaro. Ma questo è proprio quello che i truffatori non vogliono, perché se la controparte insiste per un incontro, devono rinunciare all’affare.

In questi casi vengono pertanto indicati spesso luoghi di domicilio isolati o nei quali risiedono relativamente poche persone. Un ritiro di persona richiederebbe quindi troppo tempo e anche un eventuale esame della merce sarebbe complicato. L’obiettivo è che alle vittime non venga in mente di andare a prendere la merce o di portarla. Per questa ragione i truffatori indicano spesso indirizzi di domicilio situati per esempio nei villaggi di montagna dell’Engadina o delle valli laterali del Vallese.

Il domicilio viene scelto in modo che sia il più lontano possibile dall’acquirente, affinché quest’ultimo non abbia alcuna possibilità di andare a ritirare gli oggetti.
Il domicilio viene scelto in modo che sia il più lontano possibile dall’acquirente, affinché quest’ultimo non abbia alcuna possibilità di andare a ritirare gli oggetti.

Raccomandazioni

  • Non fornite mai i dati della vostra carta di credito quando dovreste ricevere del denaro in qualità di venditore.
  • I fornitori di servizi di trasporto o le tasse non devono mai essere pagati tramite carte di pagamento il cui codice deve essere trasmesso per e-mail.
  • Se sospettate intenzioni fraudolente da parte di un venditore, interrompete immediatamente la comunicazione e ignorate le e-mail successive.
  • Se avete fornito i dati della carta di credito, contattate immediatamente l’emittente per farla bloccare.
  • In caso di danni finanziari, l’UFCS raccomanda di sporgere denuncia alle autorità cantonali di perseguimento penale.
  • Informate la piattaforma di annunci riguardo all’accaduto, in modo che possa bloccare l’acquirente o il venditore e le relative offerte.

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Ultima modifica 16.01.2024

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